Disagio giovanile

Per bambini e ragazzi crescere significa molte cose. Dai cambiamenti a livello psicofisico allo sviluppo della propria personalità, dai processi di apprendimento – dentro e fuori la scuola – all’ampliamento delle proprie reti sociali e di amicizia. Tale processo si configura come un work in progress che non è esente da aspetti critici o traumatici. Per una serie di ragioni diverse, un disagio quasi “fisiologico” può sfociare in comportamenti antisociali, pericolosi per sé o per gli altri. Ne sono esempi gli atti di bullismo verso i coetanei, l’adozione di comportamenti a rischio (tra cui l’uso di sostanze), fino all’ingresso nel mondo della criminalità minorile.

Le cosiddette “devianze” non hanno ovviamente una sola causa. Si tratta di un fenomeno multifattoriale, che può avere molte radici. Una di queste è sicuramente un contesto di deprivazione sociale, che espone soprattutto ragazze e ragazzi che vivono in territori difficili e in famiglie segnate da forte disagio economico. La radice comune, si ritrova spesso nella fragilità dei legami sociali e familiari.
In questo senso, si capisce come il ruolo della comunità educante sul territorio costituisca un fattore cruciale nel contenere questi fenomeni.
Nell’ambito di tale contesto, la crisi pandemica ha determinato vuoti di controllo, povertà e diseguaglianze su vari e molteplici livelli determinando una vera e propria emergenza sul versante del disagio e della devianza minorile, e aggravando situazioni di fragilità interne al nucleo familiare, a discapito dei minori: al diminuire degli spazi a disposizione del singolo, aumentano le violenze domestiche perpetrate.